venerdì 10 maggio 2013

Surrealistic Pillow - Jefferson Airplane (voto: 6,5)

Il secondo album della band californiana Jefferson Airplane si chiama Surrealistic Pillow e la sua uscita nel 1967 fu un evento. Lo fu un po' perche dopo la brillante prova d'esordio con Jefferson Airplane takes off il gruppo era atteso al varco per la sempre problematica conferma dei secondi lavori, un po' perchè il gruppo aveva subìto alcune modifiche d'organico: il batterista Skip Spence fu sostituito infatti da Spencer Dryden, di estrazione jazzistica (suonò - tra gli altri - con gli Heartbeat di Roy Buchanan); inoltre Signe Toly Anderson fu sostituita al canto da Grace Slick, vocalist straordinaria e dalla forte personalità cresciuta in una famiglia da cui ricevette una buona educazione artistica sin da bambina. White rabbit è un brano composto dalla stessa Grace ben prima del suo ingresso nella band, mentre Somebody to love fu composto dal cognato Darby per il gruppo The great society di cui faceva parte anche la Slick prima di approdare ai Jefferson Airplane.
Ricapitolando, la formazione dei Jefferson Airplane responsabile di questo secondo disco è la seguente: Grace Slick (voce, flauto, pianoforte), Marty Balin (voce, chitarra), Paul Kantner (voce, chitarra), Jorma Kaukonen (voce, chitarra solista e chitarra ritmica), Jack Casady (basso) e Spencer Dryden (batteria). 
Per completare le note di cronaca, prima di accingerci ad analizzare il disco, è bene segnalare la presenza in studio di registrazione di Jerry Garcia, leader carismatico dei Grateful Dead, il quale suggerì il titolo dell'album: "Questo disco assomiglia ad un cuscino surreale", dichiarò il barbuto musicista dopo averne ascoltato i brani.
She has funny cars parte come un treno con la chitarra di Kaukonen in evidenza insieme al drumming preciso e sofisticato di Spencer Dreyden. Le voci si sommano e si rispettano l'un l'altra con un affiatamento sorprendente per un gruppo che ha fatto della mobilità uno dei suoi marchi di fabbrica. Ed ecco la già citata Somebody to love con la sua ritmica accattivante e la voce di Grace Slick a spadroneggiare in un contesto di chitarre ritmiche e basso pulsante e metronomico. L'intermezzo offerto dalla chitarra elettrica di kaukonen nel suo duetto  con la voce della Slick è un inno al lato potente del rock, quello che ti scaraventa nel vortice della danza e ti fa guizzare i muscoli come una scossa elettrica ad altissimo voltaggio. My best friend si appoggia invece al genere country-folk con bella soluzione di cori e soffici controcanti, prima di fingere di scivolare in territorio rock senza mai davvero toccarlo. Today si apre con un arpeggio di chitarra subito alimentato da un tamburello e da un contrappunto di elettrica per poi aprirsi ad un canto dal sapore antico, ben sorretto da una batteria soffusissima e reverberata che tende a crescere nel finale.Comin' back to me è una delle meraviglie dell'album con l'incrocio iniziale di chitarre riflessive e armoniose ulteriormente addolcite dal flauto della Slick e dalla voce di Marty Balin, quasi sospesa su un ponte fatto di accordi semplici e sofisticati nello stesso tempo. Forse Garcia si è ispirato proprio a questo brano quando ha inventato il nome dell'album. 3/5 of a mile in 10 seconds è una rock ballad potente e trascinante in cui è possibile apprezzare il lavoro dei cantanti sui toni acuti, oltre alla chitarra elettrica di Kaukonen, dominante come non mai, a volte distorta, a volte precisa e secca come una lama affilata. D.C.B.A - 25 è invece una ballata in stile pop-folk gradevole ed impreziosita dai contrappunti vocali di Grace Slick, mentre Kaukonen continua il suo preciso lavoro laterale con l'elettrica. Il flauto di Grace introduce la ballata successiva, How do you feel, folk ed in certi momenti vagamente esotica. Embryonic Journey è una cascata di chitarre acustiche, ritmiche ed arpeggiate, quasi ossessive. Tecnica sopraffina. White rabbit inizia quasi come una marcia ed è subito voluttuosa come il tango in cui immediatamente si trasforma, prima che irrompa la voce di Grace Slick a colorarla di sonorità orientali. Qui siamo in un contesto misterioso, lisergico, anche per il testo: "Una pillola ti fa diventare più grande/Ed un'altra più piccola/E quelle che ti dà tua madre non hanno alcun effetto/Prova a chiederlo ad Alice/Quando è alta dieci piedi". Chiude il disco Plastic Fantastic Lover, un rock quasi parlato eppure trascinante e sincopato, con ogni cosa a suo posto: voce, sezione ritmica potente coadiuvata da chitarre ritmiche brillantissime  e dal solito, irrinunciabile lavoro ai fianchi dell'elettrica di Jorma Kaukonen. Senz'altro un modo degnissimo di concludere un lavoro che incontrerà favori di pubblico e di critica.
Se dagli Airplane ci si aspettano sorprese mirabolanti in chiave avanguardistica, si rischia di rimanere un tantino delusi. Non che il gruppo sia attaccato alla tradizione rock e folk come un parassita alla sua preda. Tutt'altro. La band sconfina con classe ed eleganza in territori modernissimi fatti di atmosfere rarefatte ed imprendibili. Lo fa però con un distacco quasi regale, non dimenticando le radici che ne caratterizzano inevitabilmente l'identità musicale. E c'è poi il gusto per gli arrangiamenti, precisi, essenziali, mai sopra le righe. Una dimostrazione di grande eleganza e di tecnica al servizio del cuore. Ecco cosa ci sembra Surrealistic Pillow.

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