lunedì 10 giugno 2024

Spiderland - Slint (voto: 8,5)


Brian McMahon (chitarra), Britt Walford (batteria), Ethan Buckler (basso), David Pajo (chitarra). Sono i nomi di quattro ragazzi del Kentucky che non dicono nulla; come nulla dice il nome della band Slint, alla quale sono attribuiti due album e due soli anni di vita, dal 1989 al 1991.
Eppure la breve parabola artistica degli Slint è il paradigma ideale del rock: formarsi in età adolescenziale, prendere le distanze dall’andazzo circostante, sfornare due capolavori rivoluzionari ed infine sciogliersi per autoconsunzione. Cos’altro è il rock se non la meravigliosa illusione dell’effimero? E perchè questa definizione, a noi amanti del rock, dà terribilmente fastidio?
Un giorno Bob Dylan dichiarò che le sue cose più belle furono composte quando era giovanissimo, e che mai e poi mai le intuizioni e gli spunti poetici della giovinezza avrebbero potuto palesarsi con medesima forza e compiutezza in età matura. Dichiarazione tanto coraggiosa quanto condivisibile, soprattutto se si pensa a quanti bolsi soloni del rock continuano a calcare i palcoscenici di mezzo mondo offrendo la caricatura di se stessi ad un pubblico incapace di distinguere il vero dal falso né tantomeno di sottrarsi all’insostenibile trappola dei sentimentalismi.
Pochissimi artisti hanno resistito alla tentazione (spesso di natura soltanto economica) di replicare se stessi   in recite “fuori tempo massimo”, contravvenendo così alla regola aurea e non scritta del rock che vuole l’immaginazione giovanile al potere ed il conseguente rifiuto di ogni stereotipo. Ecco perché gli Slint incarnarono alla perfezione l’essenza del rock e la purezza dell’arte tout court, lontani anni luce dai riflettori e dalle tentazioni autocelebrative.
Ciò che spinse gli Slint a fare musica fu probabilmente il rifiuto della palude in cui la scena rock si dibatteva sul finire degli anni ottanta, dalle sabbie mobili in cui era scivolato l’hardcore punk fino al dream pop revanscista e pastoso dei Cocteau twins. I due dischi del gruppo di Louisville operarono, più o meno consciamente, una messa a fuoco delle componenti più radicali e significative del rock (l’asciuttezza dei suoni, l’essenzialità del fraseggio, l’atmosfera straniante ottenuta attraverso l’utilizzo esasperato dei microtoni), e disegnarono un quadro di una tale potenza espressiva che ancora oggi, a distanza di oltre trent’anni, lascia stupefatti.
Poco più che ventenni, gli Slint realizzarono il loro secondo album Spiderland, di cui è opportuno conoscere anche i testi se si vuole godere di un’esperienza totalizzante.

Una quota di surrealtà si aggiunge e si mescola ad un piano narrativo dominato dal degrado e da un profondo senso di inadeguatezza.

Don stepped outside.
It felt good to be alone.
He wished he was drunk.
He thought about something he just said
And how stupid it had sounded.
He knew he should forget about it
And he decided to piss.
But he couldn't.
(A plane passed silently overhead) (da Don, Aman)

Altre volte la tenerezza si fa largo sotto forma di polvere in un universo onirico particolare, in cui la memoria risiede nelle scarpe piuttosto che nella testa.

Goodnight my love 
Remember me as you fall to sleep 
Fill your pockets with the dust and the memories 
That rises from the shoes on my feet. (da Washer)

In questa dimensione letteraria al cui centro sembra emergere la figura dell’abbandono (dalle cose del mondo e perfino da se stessi), la musica procede per sottrazione: via gli accenti parossistici dell’hardcore e l’aggressività vocale tipica del punk, resta uno scheletro musicale austero e distante; una sorta di manifesto alla memoria ben rappresentato dagli armonici pizzicati di Breadcrumb trail e dalla sua lunga introduzione parlata a cui, con grande probabilità, attingerà un anno dopo Lou Reed in quella Harry’s circumcision contenuta nell’album Magic and loss, a sua volta manifesto dell’autolesionismo e dell’abbandono.
Gli Slint furono contemporanei dei Nirvana, band celebrata oltremisura grazie ad un’immagine molto curata ed immersa alla perfezione in un contesto, quello del grunge, che diventò moda prima ancora che fenomeno musicale. Un abisso separa il nichilismo degli Slint da quello dei Nirvana: i secondi lo ostentarono soprattutto negli atteggiamenti, i primi lo coltivarono lavorando in modo maniacale sulla musica.





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