lunedì 29 aprile 2013

More than a new discovery - Laura Nyro (voto: 6,5)

Non capita spesso d'imbattersi in musicisti che prediligano la riservatezza ai riflettori dello show business. Quando accade, è bene non sottovalutarne la portata e soffermarsi, approfondire. Laura Nyro - newyorchese di origini italiane - respirò musica sin dalla prima infanzia, essendosi ritrovata in casa un padre jazzista ed un pianoforte Steinway. Una tale configurazione domestica guidò in modo naturale Laura verso lidi compositivi ed interpretativi che la videro a sedici anni esibirsi nella subway della Grande Mela ed a diciassette vendere per soli $5.000 una sua composizione (And when I die, che fa parte di questo suo primo lavoro) a Peter, Paul and Mary. Quando nel 1967 uscì questo album, Laura aveva solo vent'anni, un background straordinario, una voce in grado di coprire con estrema naturalezza tre ottave, una vena compositiva fuori dal comune e doti tecniche da pianista consumata ed ultra-sensibile. Con simili premesse, il lavoro che ci accingiamo ad analizzare merita il medesimo rispetto e la medesima attenzione che solitamente si riservano ad artisti del calibro di Bob Dylan, non a caso punto di riferimento - insieme a mille altri - della giovane artista.
L'intero lavoro è ricco di influenze Jazz, blues e gospel e soprattutto di un carattere intimistico che parve subito essere un marchio di fabbrica da predestinata. Goodbye Joe apre il disco con un arrangiamento orchestrale ricco di fiati. La voce di Laura veleggia serena sul  territorio dell'easy listening di matrice americana, quasi da music hall, evidenziando subito l'ampia gamma di toni a sua disposizione ed un'asciuttezza lontana da tentazioni orpellistiche; insomma, una maturità degna di una grande e consumata cantante. Billy's Blues ci fa scivolare in un'atmosfera sognante e malinconica. La voce di Laura, contrappuntata da una tromba ovattata e sorretta da una struttura jazz-blues minimale, rimanda alle grandi interpreti nere del jazz americano senza che il confronto risulti impari. E' una melodia da ascoltare ad occhi soccchiusi, e da chiudere completamente ogniqualvolta i delicati acuti di Laura si stagliano su quest'oasi di pace come eleganti ed inafferrabili sequoie. And when I die, il brano venduto a Peter, Paul e Mary, mescola il gospel col blues per poi evolvere in una cavalcata country-rock. Piano ed armonica in bella evidenza per Stoney end. Easy listening - se volete - di classe e sostanza. E' però la dimensione intima di Laura a lasciarci senza fiato, come nella straordinaria Lazy Susan, introdotta da voce e piano prima di perdersi in territorio blues, con armonica in sottofondo a colorare di magia una scintillante parte centrale più veloce e jazz. Il brano si chiude con un ritorno ai connotati intimistici inziali, denotando una capacità di scrittura superiore e rara. Hands off the man è un ritorno al suono orchestrale così come la successiva Wedding bell blues, a testimonianza di una vena melodica degna della grande tradizione americana. Buy and sell, invece, ci riconduce ad un'atmosfera jazz classica e minimale, da night club semideserto. Laura sale e scende con la voce sui gradini di una scala imperfetta e magica, ed il suo pianoforte è un cuscino ovattato che sembra seguirla lungo il percorso come un amico quasi silenzioso e affidabile. He's a runner è tutta giocata sulle note altissime di Laura, un capolavoro di vocalità per una melodia semplice ed un arrangiamento essenziale con tanto di spazzole per una batteria lineare e lenta. Blowin' away si riapre al mondo esterno ed assolato con un ritmo più sostenuto e vivace, cori femminili e basso pizzicato in bella evidenza. I never meant tu hurt you ci riporta nell’area più intimista, mentre la conclusiva California Shoeshine Boys - il brano più veloce ed allegro dell'album - riassume country, rock, blues e tradizione pop, lasciando all'armonica l'onore dell'ultimo suono di un album che sembra una lezione di stile, eleganza e creatività. Che poi ad impartircela sia una ragazza di soli vent'anni, innamorata della musica e del suo pianoforte, dotata di una voce ricca di sfumature e di un talento volutamente non ostentato, ma offerto con grazia e forse con un pizzico di sana timidezza artistica, non può che accrescere l’ammirazione verso un'opera prima di rara bellezza.

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